Ph. R(I’M)OSSO, 2017
Avevo r(im)osso…tutto!
Veglie
(La marche funèbre, un termine non sempre inderogabile)
Potevo restare attaccata per ore a quel letto dalle spondine tubolari verdi fredde lucide scivolose. Il tempo vi scorreva in mezzo troppo velocemente.
Ecco dovrei salutarti automatizzare il meccanismo dell’ultimo congedo.
Mi chiedevi perché non parlassi cosa mi stesse accadendo. non rispondevo. e pensavo. ti ritroverò.
Era troppo vicino ora-mai il tempo per poterlo colmare con un ineluttabile ad(dio).
Ti ho (bara)ttata. Le anime vendute hanno sempre un prezzo. L’amore non ha prezzo. Ti ritroverò.
Ho calzato i miei passi scalzi preso i fiori le fiabe la stella il fuso orario. le rane.
E’ come una caccia al tesoro segui gli indizi la principessa dal cuore di ghiaccio ti aiuterà. Posso ris(veglia)rti?
Ph. R(I’M)OSSO, 2017
Rosa non é un colore
Ma nemmeno un fiore.
Vivendo dimentichi propositi
Hai riempito per tutto il tempo il calice dei tuoi peccati
Sorseggiato il vino per ubriacare il sangue versato
Spezzato il corpo delle tue remissioni.
La mia pelle non è rosa e nemmeno il mio sesso.
Rosa non è un colore ma nemmeno un fiore.
Era tenue delicato tenero morbido.
Sai cos’era rosa?
L’odore dell’ incerata per assorbire l’urina l’avvolgersi lento quasi sensuale delle fasciature elastiche per proteggere le piaghe e talune nuances di calze contenitive che ricoprivano le vene livide by(passate) ad arte.
Sai cos’era rosa?
Lei era rosa.
Quando era troppo tardi per essere presto rosa era diventato un colore antico.
Tu odiavi ciò che avrei amato e amavi ciò che io avrei odiato.
Tu. Lei no.
Si fermò sull’uscio della stanza furtiva come un’ombra. la sua voce entrò.
Le restano al massimo due settimane di vita (!)
Tutto questo azzurro dissipava anche il cielo.
La pioggia cadeva dentro le mie lacrime.