REFRAIN

 Intonando un gioco di parole “un refrain” per descrivere l’essere mutevole, l’enigma sfuggente a logiche e definizioni.

Fissare, guardare, “essere visti”: E’ come un “rituale partecipato”, dove qualcun “altro” da noi a noi, cattura l’immagine/storia e ne sviluppa la narrazione.

Nell’opera “lo specchio”, in un moltiplicarsi all’infinito di “riflessioni ”, come metafora delle attività del pensiero, del suo interrogarsi sulla vita e la morte, sul viaggio e il senso del nostro destino. A passi incerti avanziamo in cerca di risposte, fino a trovare il giusto passo e ritmo.

By intoning a play on words “a refrain” to describe being changeable, the elusive enigma from logic and definitions.
To stare, to look, to “be seen”: It is like a “participatory ritual”, where someone “other” from us to us, captures the image-story and develops the narration.

In the work “the mirror”, in an infinite multiplication of “reflected reflections”, as a metaphor for the activities of thought, of its questioning about life and death, about the journey and the meaning of our destiny. With uncertain steps we advance in search of answers, until we find the right pace and rhythm.

 

Refrain
(𝚕𝚎 𝚓𝚎𝚞 𝚍𝚎 𝚕𝚊 𝚌𝚕𝚘𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚎 𝚕𝚊 𝚖𝚘𝚛𝚝)

𝙻𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚙𝚊𝚗𝚊 𝚏𝚊 𝚍𝚒𝚗 𝚍𝚘𝚗 𝚒𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚌𝚞𝚘𝚛𝚎 𝚊 𝚌𝚑𝚒 𝚍𝚊𝚛𝚘̀
𝟷 𝟻 𝟽 𝟿 𝚜𝚎  𝚗𝚘𝚗 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚒 𝚙𝚎𝚛𝚍𝚒 𝚘 𝚖𝚞𝚘𝚛𝚒.
𝙴’ 𝚒𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚝𝚞𝚛𝚗𝚘 𝚕𝚊𝚗𝚌𝚒𝚊 𝚒𝚕 𝚜𝚊𝚜𝚜𝚘
𝙶𝚒𝚘𝚌𝚊 𝚟𝚒𝚟𝚒 𝚎 𝚝𝚒𝚎𝚗𝚒 𝚒𝚕 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚘.
𝙻𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚙𝚊𝚗𝚊 𝚏𝚊 𝚍𝚒𝚗 𝚍𝚘𝚗…𝚒𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚌𝚞𝚘𝚛𝚎 𝚊 𝚌𝚑𝚒 𝚍𝚊𝚛𝚘̀
𝟷 𝟻 𝟽 𝟿 𝚜𝚎  𝚗𝚘𝚗 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚒 𝚙𝚎𝚛𝚍𝚒 𝚘 𝚖𝚞𝚘𝚛𝚒.

*

 

Dallo sfondo incerto passi danzanti traballanti barcollanti inquietanti
come muse incarnate.÷
Il silenzio arriva in punta di piedi e il treno può sbuffare quanto vuole..,
Ma,,
Laggiù arrivano solo le stelle senza punte
le ho spezzate per l'etoile.
Tu.,
Impazzata danza di lucciole difettose a passo lungo. Accendi spegni accendi rumore e solo un led difettoso un già visto avvitato su se stesso. Svita e avvita a vita evita vita /_

*
REfRAIN © 2021

 

Essere Visti

Anno 2010_screenshot “ferma immagine…”

Ri tornare su un’ opera “quasi metafisica” che coincide esattamente con il punto di partenza, mi riconduce alla sensazione di perdita e sospensione provata nei mesi appena passati.

Lo scorrere del tempo, scandito da rituali che attraversano il mondo, congelato in questo spazio,  privato e “privato”.

Intonando un semplice gioco di parole ” un refrain” per descrivere l’essere mutevole, l’enigma sfuggente a logiche e definizioni (come il volto mutevole dell’epidemia),  parole ed immagini  si rincorrono senza sosta, anche se poi “tutto appare” nella sua illusoria fissità.

Fissare, fermare, guardare: “essere visti”: E’  come un “rituale partecipato”,  dove qualcun “altro” da noi a noi, cattura l’ immagine / storia  e ne sviluppa la narrazione.

Anno 2020…
Nulla si arresta. tutto Muta!

Hide and reveal_2011

Essere Visti.
Essere.
Nessun grado di vanità.
Nessun principio di determinazione.

Osservare crea.

Essere osservati
Ci rende impre vedibili.

Non osserviamo la natura in sé, bensì la natura sottoposta al nostro metodo di indagine.
(Werner Heisenberg)

Spazio intimo di fuga e attesa
attimo flagrante in sospeso divenire
paura di essere con fine.
Fine.

Spazio che si rivela
spazio aperto
affollamento dove ognuno
si cerca per gioco
ma non si trova.
Ritrova.

Un posto dove nascondersi
e trascorrere il tempo.
Essere visti attraverso altro
nel luogo scelto per nascondersi
e rivelare se stessi,
cercando un nuovo orizzonte psichico
da conoscere ed esplorare.