SCRATCH _I Atto_II Atto
Strappare via come mutilazione d’atto negato. L’impossibilità di eliminare le cicatrici celate nell’anima.
(Muti l’azione) atti I-II
Tear Away as the mutilation of a denied act.
The Inability To Eliminate The Scars Hidden In The Soul.
Il mio nuovo video è nato e potrei finalmente esclamare: “Nato vivo”!
Nasce dal pesto buio di giorni di un tempo andato perduto, ma che resta come un segno indelebile dell’anima.
È oscurità e luce. Come i passaggi della mia vita e delle sue inesorabili trasformazioni.
Così come La mia arte (è) la mia vita, un’unica – confusa – fragile – intensa – sconvolgente dis – umana calamità; le mie cicatrici mi ricordano che sono sopravvissuta alla mia “natura” , al limite stesso del mio essere al mondo, etichettato fin dal suo primo vagito: “Nata viva.”
Nata – Viva, mentre tutto pre-annunciava la lotta titanica tra tenebre e luce, che il destino mi avrebbe riservato.
Come in ogni mio lavoro anche qui mi racconterò, attraverso le “trasformazioni” che, le avverse vicissitudini hanno silentemente ed incessantemente determinato, nel corso del tempo.
Per risparmiare alla lettura di questo lavoro ogni qual genere di fraintendimento, avrò cura di anticipare che, attraverso i movimenti ed i gesti del mio corpo, non parlo di ali o svolazzi di farfalle né di eterne gestazioni o di mute epiteliali. La superficie non mi interessa, Per me l’arte che imita la natura, è un aneddoto che scade nell’obsoleto inganno.
Io non potrei… perché sarebbe tradire la natura “umana” e il senso del suo destino.
“L’origine del gesto negato” ha piani ed esiti altri.” È essa il seme che genera il frutto della contraddizione originale.
Così volare é un precipitare, comparire é sparire, muoversi é agitare il sommerso, strappare è lasciar affiorare ancora e ancora, dal profondo, le radici spezzate
Le sequenze video scorrono nella cornice di uno spazio di presenza personale e privato, in cui azioni mute e laceranti – come passaggi necessari o soglie di trasformazione – al limite dell’esalazione – tentano di oltrepassare il limite della natura stessa del dolore. Debellarne, come un morbo, la sua “imperitura memoria.”