Flies / less skin

francesca Bonfatti_Flies (less skin) © 2021

“In noi ignoto e selve

di pelle appena coperti”…

[La cipolla, Wislawa Szymborska]

Protagonista della piece performativa, è un personaggio immaginario in mutazione, dalle sembianze di un’eroina uscita da un film di fantascienza degli anni ’60 /’70, ricoperto di corazze e stratificazioni epiteliali dotate di vie sensoriali alternative, che sviluppa un’avversione per l’ambiente naturale e sociale. Questo stato confusionale lo condurrà a una crisi d’identità più profonda.

“La capacità di restare dentro questa pelle fatta di squame una muta di sopravvivenza…con questa pelle non si sente quasi più nulla.”

“La possibilità di rinascere dalle proprie fragilità…consegnandosi
all’amore, che ti strappa la pelle”

Una tensione opposta, determinata da desideri contrastanti, ha generato un cortocircuito della volontà:

< trovare una via d’uscita, come farebbe un insetto rimasto imprigionato fra le mura di un’abitazione, o lasciarsi andare alla paralisi della volontà e del libero arbitrio? >

Nelle situazioni più estreme, che modificano in qualche modo la nostra idea di progresso, inteso anche come passo, ritmo, mood, avviene che la nostra parte più istintiva prenda il sopravvento.
Qualcuno preferisce non osservare – osservarsi, per timore di non riconoscersi, di subire il giudizio esterno, perdere i riferimenti che rappresentano la nostra comfort zone.

Taluni invece, vivono il travaglio della mutazione e del cambiamento che ne segue, senza compromessi, correndo anche il rischio di divenire voce fuori dal coro, quindi aliena. Ipnotizzante e positivamente angosciante, fa pensare all’incertezza del futuro della specie umana. Siamo arrivati ad un momento cruciale?

Diventeremo macchine, o vincerà la natura umana di chi non vuole arrendersi? Mentre mi dibatto fra queste polarità estreme, muto giorno dopo giorno la mia pelle in corazza ma divengo anche consapevole di perderla. Ricercando una rinnovata umanità.

(F.B.)

The protagonist of the performative piece is an imaginary character in mutation, with the appearance of a heroine out of a science fiction film of the 60s / 70s, covered with armor and epithelial stratifications endowed with alternative sensory pathways, who develops an aversion to natural and social environment. This confusion will lead him to a deeper identity crisis. “The ability to stay inside this skin made of silent survival scales … with this skin you hardly feel anything anymore.” “The possibility of being reborn from one’s frailties … surrendering oneself to love, which tears your skin”

An opposite tension, satisfied by conflicting desires, has generated a short-circuit of the will: to find a way out, as would an insect imprisoned within the walls of a house, or to let oneself go to the paralysis of the will and free will? In the most extreme situations, which in some way modify our idea of ​​progress, also understood as pace, rhythm, mood, it happens that our most instinctive part takes over. Someone prefers not to observe – to observe oneself, for fear of not recognizing oneself, immediately the external judgment, losing the references that say our comfort zone. Some, on the other hand, experience the travail of mutation and the change that follows, without compromise, also running the risk of coming out of the chorus, alien. Mesmerizing and positively distressing, it suggests the uncertainty of the future of the human species. Have we arrived at a crucial moment? Will we become machines, or will the human nature of those who do not want to surrender win? As I struggle between these extreme polarities, I change my skin into armor day after day but I also become aware of losing it. Seeking a renewed humanity.

"Functional mind
Functional body
Unknown system
Survey method "

Mosche…Niente di personale se vengo da Marte (Atto II)

Covered with armor and epithelial stratifications endowed with alternative sensory pathways…

The project is inspired by a personal text born as a photo monologue,
entitled "Flies".
The protagonist is a mutating fictional character, who develops an aversion to the natural and social environment.
This state of confusion will lead him to a deeper identity crisis.

“Mosche…Niente di personale se vengo da Marte,(Atto II)” Francesca Bonfatti © 2020

“Mosche…Niente di personale se vengo da Marte”,(Atto II)” Francesca Bonfatti © 2020
“Mosche…Niente di personale se vengo da Marte”,(Atto II)” Francesca Bonfatti © 2020

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https://www.artconnect.com/art/wL7TXVg_7n2-_6Wj5LMK2

Selezionare il campo visivo.

Non guardare.

E’ un essere infelice.

Educazione infettiva.

Non toccare.

Non ti invischiare.

Le mosche si posano ovunque.

.

.

.

(Ma si lasciano avvicinare

hanno ali argentee ricamate)

anima di un animale

MUTA AZIONE

image.jpgRe_ Genera_ Action Muta Azione © Gelidelune 2015

 

 

El silencio

yo me uno al silencio

yo me he unido al silencio

y me dejo hacer

me dejo beber

me dejo decir

*

Il silenzio

io mi unisco al silenzio

io mi sono unita al silenzio

e mi lascio fare

e mi lascio bere

e mi lascio dire

(Alejandra Pizarnik)

image Re_ Genera_ Action Muta Azione © Gelidelune 2015

 

Quanto grida di me questo silenzio

Avvicino allontano

Mi perdo

Muta

Muta

Sezionata

Ala destra e ala sinistra

Senza

Direzione

Non esiste

Che

Il silenzio

Per

Questa

Incomprensibile

Mutevole

Disorientata

Natura

(Muta azione)

image Re_ Genera_ Action Muta Azione © Gelidelune 2015

Methamorphose

A volte per guarire le ferite del corpo e quelle dell’anima è necessaria un’azione estrema: capovolgere il proprio baricentro emotivo e percettivo attraverso un processo di trasformazione radicale, che rinnova e sovverte gli stereotipi della cultura e il senso comune.

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“Le mie ali vestiranno l’ombra del mio male

l’ombra assoluta lascerà il superfluo alla Sua presenza.

E ‘ tempo di una nuova metamorfosi”.

“La Metamorfosi di un’ombra”

E’ la storia di una trasformazione rovesciata, di una metamorfosi involutiva di una particella Sè che sfugge al controllo ordinario della sua crescita sino alla sua implicita rivendicazione ad essere uguale ad immagine e somiglianza (ma anche altro) dalla matrice che l’ha generata. È pensiero e sostanza il male che è parte di noi che ha legittime aspirazioni, possibilità di vita autonoma; l’ombra di quell’essere a noi presenti che non è più percepibile come una parte che controlliamo e ci appartiene e quindi personale, o che non comprendiamo e ci è estranea ovvero impersonale, bensì che ci sorprende e si rivela in un confronto diretto e paritetico sovra temporale e sovra personale tra identità e corpi, elementi inter – indipendenti di trasformazioni.

Un progetto fotografico che racconta, nello stile di micro – narra – azione, le trasformazioni che irrompono quando la malattia fa il suo ingresso nella vita, confinandoci in una specie di terra di mezzo dai confini incerti. Un regno in cui zone d’ombra si allungano e prendono il posto della luce. Il mio male è il nuovo ospite che abita la me che lo rivela, esso non ammette compromessi rompe i patti, getta le maschere, apre i sigilli di questo corpo forziere. Si aprano le danze macabre…      Non si può essere mutazione più di così e, più di così vicini alla rivelazione.

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© Gelidelune Project_2014

http://www.artabout.it/la-metamorfosi-di-unombra-di-francesca-bonfatti/