REMNONREM (LA STANZA DELLE PERFORMERS IN AVARIA) REMNONREM

PRÉLUDE

«il mantenimento di un antagonismo in seno a una complementarietà è una condizione di fecondità in materia di complessità»

(E. MORIN “La connaissance de la connaissance”, 1986)

Performance che mette in scena i temi della perdita, della rinascita e della morte, celebrando attraverso il corpo e la sua gestualità, il ciclo vitale. Tramite la dinamica del movimento del Corpo e del suo graduale esaurimento, si intende rappresentare il senso di caducità e di effimero che incombe, ma anche la circolarità spiroidale, al di là della scena, dello spazio di presenza dell’energia creatrice femminile.

La rappresentazione del clone dall’inquietante e profetico valore escatologico, diviene non semplice escamotage a richiamo della dualità, bensì metafora binaria di “complessi circuiti e cortocircuiti” generativi.

Il filo elettrico qui si fa elemento ponte in grado di *connettere i saperi, di cogliere e sciogliere i legami tra processi e fenomeni complessi e ancora, tra reale ed immaginario, sogno e veglia, tenendo insieme il complesso (complexus), ossia tessuto o tenuto insieme.

E se, la memoria, è anch’essa dimensione – presenza, sempre vivida nel nostro cuore, un flusso incessante di impulsi ed informazioni, allora  la vita inesauribile del verbo si rigenera e si tramanda, nella scintilla d’amore che perdura.

*       *

* (teoria della complessità di Morin)

Francesca Bonfatti _ REMNONREM (La stanza delle Performers in avaria), 2023

IMPERSCRUTABLES: IL NUOVO VIAGGIO DI INESPRIMIBILE

Si può esprimere a parole quel che non si lascia vedere?

Imperscrutabile è un pensiero, una persona ma anche un luogo astratto. L’artista, impersonata da un nuovo personaggio di invenzione letteraria – Inesprimibile – scruta nei propri spazi interiori e li manifesta in uno spazio di dialogo, attraversabile  nell’immaginazione. Con questo video ho racchiuso, nel vincolo di una cornice immateriale, la rappresentazione degli stati mentali di una donna, imperscrutabili come echi di dimensioni parallele sconosciute, che non possono essere arginate [essere con_fine].
La gestualità e la ritualità divengono rappresentazione e segno di ampie dimensioni creative “stratificate” dell’Essere, fuse insieme da un allucinatorio moto interiore, che agisce i segnali stabili inviati dalla memoria.

Di seguito, riporto alcune riflessioni ed analisi sul nuovo progetto video, a cura dell’artista e critico Dr. Mohammed Sameer Abd Elsalam, che ringrazio per averne concesso qui sul blog la pubblicazione.

“Varietà sperimentale di stati soggettivi, onirici e cosmici” 

Nel progetto creativo viene enfatizzata l’estetica della giustapposizione, la dualità degli stati creativi del sé, all’interno di potenziali ombre e spettri, che trae la sua forza dalla struttura dei riflessi, dalla memoria a lungo termine,  dalla possibile nuova presenza letteraria o rappresentativa all’interno di uno spazio o riferimento spaziale iper e multistrato. Gli studi contemporanei hanno dimostrato l’importanza dell’atto di auto introspezione e ne hanno creato forme diverse dall’antico tipo freudiano; nella performance viene presentato tutto questo in un modo nuovo, spirituale e sperimentale, che tiene il passo con l’ampiezza spaziale e percettiva contemporanea. Infatti, vediamo  unirsi l’arte del simulacro e dell’invisibilità e l’arte percettiva, fondendosi tra incarnazione e presenza spettrale, nel  suo rapporto con i riflessi e spettri letterari e artistici, esprimendo, anche esperienzialmente, lo spirito cosmico, la coscienza e il subconscio.

( Dr. Mohammed Sameer Abd Elsalam)

Imperscrutables, 2023

Flies / less skin

francesca Bonfatti_Flies (less skin) © 2021

“In noi ignoto e selve

di pelle appena coperti”…

[La cipolla, Wislawa Szymborska]

Protagonista della piece performativa, è un personaggio immaginario in mutazione, dalle sembianze di un’eroina uscita da un film di fantascienza degli anni ’60 /’70, ricoperto di corazze e stratificazioni epiteliali dotate di vie sensoriali alternative, che sviluppa un’avversione per l’ambiente naturale e sociale. Questo stato confusionale lo condurrà a una crisi d’identità più profonda.

“La capacità di restare dentro questa pelle fatta di squame una muta di sopravvivenza…con questa pelle non si sente quasi più nulla.”

“La possibilità di rinascere dalle proprie fragilità…consegnandosi
all’amore, che ti strappa la pelle”

Una tensione opposta, determinata da desideri contrastanti, ha generato un cortocircuito della volontà:

< trovare una via d’uscita, come farebbe un insetto rimasto imprigionato fra le mura di un’abitazione, o lasciarsi andare alla paralisi della volontà e del libero arbitrio? >

Nelle situazioni più estreme, che modificano in qualche modo la nostra idea di progresso, inteso anche come passo, ritmo, mood, avviene che la nostra parte più istintiva prenda il sopravvento.
Qualcuno preferisce non osservare – osservarsi, per timore di non riconoscersi, di subire il giudizio esterno, perdere i riferimenti che rappresentano la nostra comfort zone.

Taluni invece, vivono il travaglio della mutazione e del cambiamento che ne segue, senza compromessi, correndo anche il rischio di divenire voce fuori dal coro, quindi aliena. Ipnotizzante e positivamente angosciante, fa pensare all’incertezza del futuro della specie umana. Siamo arrivati ad un momento cruciale?

Diventeremo macchine, o vincerà la natura umana di chi non vuole arrendersi? Mentre mi dibatto fra queste polarità estreme, muto giorno dopo giorno la mia pelle in corazza ma divengo anche consapevole di perderla. Ricercando una rinnovata umanità.

(F.B.)

The protagonist of the performative piece is an imaginary character in mutation, with the appearance of a heroine out of a science fiction film of the 60s / 70s, covered with armor and epithelial stratifications endowed with alternative sensory pathways, who develops an aversion to natural and social environment. This confusion will lead him to a deeper identity crisis. “The ability to stay inside this skin made of silent survival scales … with this skin you hardly feel anything anymore.” “The possibility of being reborn from one’s frailties … surrendering oneself to love, which tears your skin”

An opposite tension, satisfied by conflicting desires, has generated a short-circuit of the will: to find a way out, as would an insect imprisoned within the walls of a house, or to let oneself go to the paralysis of the will and free will? In the most extreme situations, which in some way modify our idea of ​​progress, also understood as pace, rhythm, mood, it happens that our most instinctive part takes over. Someone prefers not to observe – to observe oneself, for fear of not recognizing oneself, immediately the external judgment, losing the references that say our comfort zone. Some, on the other hand, experience the travail of mutation and the change that follows, without compromise, also running the risk of coming out of the chorus, alien. Mesmerizing and positively distressing, it suggests the uncertainty of the future of the human species. Have we arrived at a crucial moment? Will we become machines, or will the human nature of those who do not want to surrender win? As I struggle between these extreme polarities, I change my skin into armor day after day but I also become aware of losing it. Seeking a renewed humanity.

"Functional mind
Functional body
Unknown system
Survey method "

La mia azione è l’azione di nessuno

#functionalbodyart#functionalbodyart#functionalbodyart#functionalbodyart#

“Perchè pensare il movimento non è diventare movimento.”

(The company, R. Altman)

Ho pensato molto più spesso a quello che non é che a quello che é la mia arte. la mia arte in assoluto non é:

CONCETTUALE.

Nella mia città, nel web, in Italia, nei paesi occidentali e spero non in qualche altro angolo sperduto sulla terra… Prolificano artisti conceptual – concept – conc’é (!)

Io no. piuttosto rein(vento) me stessa.

Questo proliferare di conceptuals mi ha fatto seriamente riflettere sull’intenzione (prima) e la funzione (poi) che stanno dietro al mio fare artistico ma anche più in generale, al concepimento di ogni atto quotidiano.
Creare, per me, è un meccanismo utile e funzionale declinabile a moltissimi aspetti della vita umana, un bisogno istintivo di ricerca e scoperta dell’irrazionale che ci circonda e che ci compenetra nella più assoluta e dissoluta anarchia d’intenti, senza la pretesa di farsi speculazione, ergo pensiero.

Preferisco definirmi una body functional artist o human functional artist e dedicarmi allo studio del funzionamento umano – dell’essere umano nel significato biologico del termine – e delle sue funzioni vitali riferite al presente; essere presente a me stessa e presente al tempo attraverso l’azione del corpo, concentrata sulle sue sensazioni, svincolata dal pensiero e dalla sua azione disgregante.

A tal proposito mi é piaciuta molto la schematizzazione della differenza tra
mente funzionale e mente concettuale che riporto di seguito:

– mente concettuale: abitudine al giudizio e al controllo, dialogo interno.

– mente funzionale: silenzio interiore, stato di flusso, stato di coerenza cardiaco, stato animico, stato d’amore, stato ludico, azione automatica, assenza di sforzo, presenza mentale, qui ed ora, coinvolgimento totale.

(La coscienza parla, Ramesh S. Balseker)

imageFrancesca Bonfatti_ Occhi di Clori_Calligrafie di uno sguardo, 2017

 Francesca Bonfatti_Gestural ghosts, 2016

image  Francesca Bonfatti_Gestural ghosts, 2016

Vorrei che la mia arte fosse suppellettile da arredamento.

Pura forma.

Semplice esistenza.

Creare come Necessità di vita.

Nutrimento dello spirito.

Appagamento per il corpo.

Visione amplificata.

Funzione vitale

Narrazione.

Incidente

Scintilla

Incendio

Esplosione

*