Alla ricerca di un punto di equilibrio di un precario baricentro spingo l’ incessante ricerca delle mie possibili trasformazioni. Mutazioni che non smettono di dialogare con i miei silenzi. Monologhi interiori tra la me e le altre sue parti.
“Le me” lasciate, dimenticate, ricordate, soffocate. Le me (morie).
Lacerate acque
Voci che mi chiamano
Le senti le grida gracide ?
Gratitudini ?
Metto la biacca una passata o due uniforma la superficie
Tutto già scritto tutto da riscrivere
Ogni domanda.
Era planare l’utero?
C’erano doglie alla soglia del paradiso?
© Gelidelune 2015
Amara mi svegliavo ogni mattina.
Mi assaggiavo controvoglia.
Il sapore della giornata lo pregustavo dall’alba
era il vizio delle cose che non puoi condividere o spacciare.
Nessuno le vuole provare.
© Gelidelune 2015
Deve proprio passare sopra il mio cadavere
e fermarsi qui a far esercizi di autopsia?
Sarà breve. Conterò. Al mio tre spingi.
Ero ugualmente assopita trascinavo gesti lenti pesanti parole nuotavano contro corrente per riscendere giù per l’esofago.
Tre non può bastare devono passarci due mani e due piedi!
La compagnia di un disprassico sarebbe stata di gran lunga auspicabile e più fruttuosa di questa leziosa lezione di economia domestica.
© Gelidelune 2015
Questo credo sia il reportage che ho apprezzato maggiormente.
Ti ringrazio.. sono sempre utili e costruttivi i giudizi e ognuno qui può interpretare liberamente gli spunti presenti.